L’ORA DI NARRATIVA.
Vi ricordate l’ora di narrativa alle medie? Immagino che come ogni cosa ci sia stato chi la odiava e chi l’amava…io l’amavo.
Mi è tornata in mente leggendo un articolo molto interessante sulla lettura a voce alta e che ho condiviso sulla pagina fb del blog proprio ieri. Un paragrafo riguardava il valore didattico nelle scuole. Ma pensando alla mia ora di narrativa, gli darei più un valore affettivo.
Questo è il libro con il quale la prof inaugurò l’ora di narrativa poche settimane prima delle vacanze di Natale, l’anno della prima media. “IL GIARDINO SEGRETO”. Un classico per i ragazzi, tutt’ora per me il mio primo vero romanzo letto per intero, anche se non ero io a leggerlo fisicamente, lo lessi successivamente.
E poi, ditemi pure che sono un po’ matta, questa che vi propongo è la copertina, trovata sul web, dell’edizione, ormai molto datata, che ci lesse la mia prof in classe…Ma anche questo per me ha un valore affettivo.
Era solo una, a metà settimana e prima dell’intervallo, l’ora interamente dedicata alla lettura di un libro. A scegliere e a leggere per intero il libro di quel quadrimestre era la nostra prof di italiano, e leggeva a noi ad alta voce per quasi un’ ora filata!
L’aspettavo per tutta la settimana e quando era il momento, ricordo che cercavo di sistemarmi sulla sedia, al banco, il più comodamente possibile. Mi mettevo in ascolto, mi preparavo alla lettura come fossi in attesa del treno per le vacanze. Sì, per un’ ora intera era come se andassi via.
Non era così solo per me, tutta la classe era in ascolto, anche i più vivaci riuscivano a farsi catturare, se non per l’intera ora, per la maggior parte.
Forse perchè la mia prof era brava a scegliere i libri, o forse perchè la sua voce ci ipnotizzava, o forse perchè, dentro di noi, sapevamo che stava donando la sua voce per noi, senza chiedere in cambio nulla, ci stava semplicemente regalando una storia.
Alla fine di ogni capitolo, non dovevamo mai scrivere un riassunto o compilare “schede di comprensione del testo”. Semplicemente se ne parlava. E anche i più svogliati in quell’occasione avevano qualcosa da dire.
Quell’ora io l’ho sempre vissuta come un regalo, e la ricordo nei particolari: la voce dell’insegnante, non una voce particolare o con tonalità strane, era solo la sua voce; per leggere scendeva dalla cattedra e si appoggiava ad uno dei banchi in mezzo a noi.
Più tardi fu la volta de “L’AMICO RITROVATO”. Scoprii che si trattava di una trilogia, ma che non c’era lo spazio o il tempo per leggere anche gli altri in classe. Decisi di chiedere alla mia prof se poteva prestarmi il secondo. Lo lessi, avidamente, e tornai da lei dopo qualche settimana a reclamare il terzo. Ma lei mi disse che avrei fatto meglio ad aspettare ancora qualche anno per leggerlo. E io eseguii alla lettera.
Insomma, quell’esperienza, fatta in classe una volta a settimana, fu per me rivelatrice di un mondo che volevo assolutamente esplorare in tutti i sui angoli e nascondigli. Ogni storia, personaggio, luogo che fossero mai stati narrati io volevo conoscerli.
E’ chiaro che per ovvie ragioni così non è accaduto, ma, non vi nascondo che succede ancora, a volte, quando il mondo là fuori non mi piace, il desiderio di voler rifugiarmi in quell’altro, per scandagliarne ogni angolo, riaffiora prepotente.
Che strumento potente la lettura a voce alta. Una pratica antica ed evocatoria che dobbiamo salvaguardare, perchè grazie a lei l’immaginazione e il pensiero avranno un posto importante nella crescita dei nostri figli.
Dall’ora di narrativa a mammaleggendo la strada è stata lunga, con in mezzo l’arrivo di due piccoli lettori che spero di “traviare” a dovere, i quali, per il momento, non si sono ancora stufati di ascoltare la mia voce.
Buone letture!